L’acne è una malattia della pelle ad evoluzione benigna, caratterizzata da un processo infiammatorio del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea annessa. Le parti più colpite sono viso, spalle, dorso e regione pettorale del torace.
E’ una manifestazione fisiologica nella maggior parte dei casi, tipica dell’adolescenza, e tende a scomparire dopo la pubertà; raramente permane in età adulta, caratterizzata dalla formazione di comedoni, papule, pustole, noduli, cisti ed esiti cicatriziali.
Le forme lievi, adeguatamente trattate, guariscono in genere senza esiti cicatriziali.
Le forme nodulo-cistiche, invece, possono lasciare esiti cicatriziali.
Dal momento che è una malattia con diverse cause scatenanti, si può agire su più fronti, con interventi proporzionati alla gravità clinica. Come norma generale è raccomandata un’adeguata pulizia della pelle, attuabile con detergenti non aggressivi ed acqua tiepida. Lavaggi aggressivi e troppo frequenti otterrebbero l’effetto opposto, stimolando la produzione sebacea ed un’alterazione della flora normale associata.
Per normalizzare il processo di cheratinizzazione con una terapia topica: acido retinoico (tretinoina 0.05% per iniziare, poi si può abbassare il dosaggio, gli effetti sono visibili entro le 6 settimane di applicazione regolare una volta/die) o altri retinoidi (isotretinoina e adapalene) che svolgono un’azione simile, acido azelaico 20%.
Se si preferisce un’azione antibiotico-antisettica: tetraciclina, clindamicina, eritromicina, benzil-perossido.
Nelle forme intermedie si possono adottare anche terapie sistemiche con antibiotici oltre alle suddette terapie topiche.
Nelle forme gravi, come nella forma nodulo-cistica: isotretinoina o acido 13-cis-retinoico. Attenzione, ha azione teratogena, sono quindi da evitare gravidanze durante l’uso.
Notevole importanza nel trattamento assumono:
È assolutamente da evitare l’uso topico dei cortisonici per gli importanti effetti collaterali.
L’alimentazione rispetto a quanto si pensava in passato potrebbe in alcuni casi avere un ruolo nella patogenesi. Le ipotesi principali si concentrano sui cibi ad alto indice glicemico che conducono ad uno stato di iperinsulinismo che stimola i recettori dell’Igf-1 (insulin-like growth-factor 1) con conseguente proliferazione anormale dei cheratinociti che è causa dell’ostruzione del dotto pilo-sebaceo. È pertanto buona norma seguire una sana alimentazione che porta anche ad uno stato di salute generale migliore.
Alcuni studiosi ritengono che l’esposizione al sole può determinare un miglioramento, probabilmente per il potere antisettico degli UV oltre che l’azione immunosoppressiva dei raggi solari che riducono quindi la componente flogistica, per l’aumento dello spessore dello strato corneo e per l’effetto confondente dell’abbronzatura. In realtà però quello che si ottiene è solo un temporaneo mascheramento dell’acne, non un reale miglioramento. Al termine dell’esposizione agli UV l’acne riappare, spesso in forma ancor più grave (cd. effetto rebound) a causa soprattutto dell’ispessimento dello strato corneo che favorisce la chiusura e l’infezione dei follicoli. Questo spiega anche il peggioramento che molti ragazzi affetti da acne sperimentano nei mesi di settembre ed ottobre. Buona norma quindi, al termine della stagione balneare, è quella di procedere ad un blando peeling chimico (esfoliazione della pelle) in grado di rinnovare e normalizzare la cute.